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Milan, attacco a secco:
"Ma quando torna Pato?"
Leonardo: tempi di recupero lunghi
E tra otto giorni c'è il Manchester
Vedrete che rabbia, in campo». La promessa che reggeva il cartellone di Bologna-Milan portava la firma di Leonardo, furioso per gli ultimi risultati negativi, per il cancan sul caso-Ronaldinho e per il «Non serve» berlusconiano sull’ingaggio di Mancini. La rabbia rossonera, in effeti, ieri l’abbiamo vista. Ma soltanto dopo lo 0-0 che rappresenta la resa definitiva al dominio dell’Inter. Il Milan impreca per le due traverse colpite nella ripresa da Ronaldinho e Ambrosini, per un «mani» in area di Lanna perdonato da Mazzoleni all’83’ e per il catenaccione messo su dal pragmatico Colomba. E, alla fine, Leo è tornato buonissimo: «Non posso rimproverare nulla ai miei».
Mica vero. Perché i suoi hanno regalato al Bologna quasi un’ora, durante la quale mai hanno tirato in porta, andando a cozzare per vie centrali sul muro rossoblù, con Seedorf e Ronaldinho in versione-fantasma e il debuttante Mancini a fare il compitino senza guizzi. Poi, dopo aver pure rischiato grosso in contropiede, con l’olandese richiamato in panca, con segnali di risveglio del Dentone e con un 4-2-4 che ha fatto vacillare il fortino di casa, finalmente il Milan ha provato a vincere. Senza però segnare. Per il coraggio nelle uscite di Colombo, portiere laureato, e per i due sfortunati legni. «Non ci è andata bene, ma la squadra c’era», ha insistito Leonardo.
Vero, forse, nel 2° tempo. Ancora troppo poco, comunque, per chi, dopo l’uscita dalla Coppa Italia e lo sprofondo a -10 dall’Inter in campionato, fra 8 giorni ricomincerà a giocarsi la Champions contro il Manchester United. A naso, è il momento peggiore per farlo. Ferguson ha una squadra che scoppia di salute. Nell’ultimo mese ha schiantato in Premier Burnley, Hull, Arsenal e Portsmouth con un bottino totale di 15 gol contro 1. E nel mezzo s’è preso la finale della Coppa di Lega, eliminando il City di Mancini.
Leonardo, nel frattempo, s’è fermato. Improvvisamente. Anche lui aveva stravinto le prime tre sfide di gennaio: 12 reti a Genoa, Juve e Siena; Ronaldinho scatenato, il 4-2-fantasia che funzionava a memoria. Poi l’inchiodata. Dal derby perso in superiorità numerica in avanti. Tre partite con due punti e un solo gol. Bilancio che peggiora se ci infiliamo pure lo 0-1 interno beccato in casa dal Milan 2 contro l’Udinese in Coppa Italia. In più, il caos sui presunti festini di Dinho e le ben più pesanti assenze di Nesta e Pato, che oggi sembrano essere il vero nervo scoperto di Leo. Il difensore manca dal 17 gennaio, il Papero dal 13 dicembre. Si parlava di tempi di recupero più rapidi. «Invece si sono allungati, un pochino tanto», commenta acido il tecnico che teme di non averli martedì prossimo contro gli inglesi.
Ieri, il buon rientro di Bonera e la solitudine di Di Vaio nell’attacco bolognese hanno evitato che si rifacesse sentire la mancanza di Nesta. Quella di Pato, invece, resta grave. Era stato lui il grimaldello più efficace per aprire le difese più chiuse nel periodo migliore del nuovo Milan. «Ma l’Europa non è la nostra Serie A - dice Leonardo -. Saranno partite diverse, contro il Manchester. Più aperte». Anche in Champions, però, per vincere occorre buttarla dentro. Esercizio che ai rossoneri non riesce più. Perché? «Un motivo solo non c’è - si difende il tecnico -. E’ un insieme di circostanze, anche se in effetti ora creiamo meno opportunità». A chi tifa Milan, conviene dar retta a Galliani: «Sembrava che la palla non volesse entrare: punto e basta». Aspettando il Manchester, l’anticipo di venerdì con l’Udinese dirà se ha ragione lui. O se si tratta di allarme vero. |