Meani torna a parlare (Il Romanista)

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stilevario85
00sabato 11 novembre 2006 16:33
posso avere una colpa è che certe telefonate sono state inopportune. Ma per queste colpe avrei dovuto avere sei mesi di squalifica, per non aver rispettato i doveri di probità sportiva, e il Milan avrebbe dovuto essere penalizzato al massimo con un paio di punti di penalizzazione. Perché quello che è successo a me ha dell’incredibile. Fai conto che venga intercettata una telefonata tra due amici in cui uno dice all’altro: “Uhè, l’altra sera ho visto una donna talmente bella che l’avrei violentata”. Quello ovviamente non ha nessuna intenzione di violentarla davvero. Ma ama scherzare e alimentare la sua fama di donnaiolo, come dire..., che sa prendere l’iniziativa. Poi si scopre che nella zona ci sono stati dieci stupri e allora il giudice che indaga, in un eccesso di severità, condanna anche quel povero diavolo per tentata violenza. Per quella battuta. Senza riscontri ulteriori». Il povero diavolo, e mai metafora è stata più calzante, si chiama Leonardo Meani, 47 anni, sta qui di fronte e parla ormai da più di un’ora, come un fiume in piena, all’esterno del suo ristorante, Isola Caprera, «Un’isola di verde nel cuore di Lodi», come da slogan pubblicitario. Meani era l’addetto agli arbitri del Milan, quello che riusciva attraverso i suoi rapporti amichevoli con rappresentanti arbitrali e federali a farsi mandare alle gare della sua squadra gli assistenti graditi, Babini, Stagnoli, Puglisi detto Puglia, «l’ultrà del Milan». Fino ad oggi non aveva mai parlato con un giornalista riguardo le vicende di Calciopoli. A dir la verità, fino a che qualcuno non gli riferirà del contenuto di queste righe, non pensava di averlo fatto neanche ieri pomeriggio, quando si è confessato prima alla cassa poi nel giardino del suo ristorante, tra le 14.17 e le 15.21, con un signore, il sottoscritto, che dopo aver apprezzato la cucina del suo ristorante gli si è presentato con il nome e il cognome, come educazione vuole, ma aggiungendo solo di essere un tifoso della Roma incuriosito da tutta la vicenda Calciopoli, non un giornalista in cerca di rivelazioni. Ora si potrà discutere sulla correttezza formale di riportare in maniera più o meno integrale il dialogo su queste pagine di giornale, ma moralmente rappresenta un forte alleggerimento di responsabilità la consapevolezza che le cose che ha detto Meani configurano un ideale proseguimento della sua linea di difesa e quindi non costituiranno per lui motivo di ulteriore imbarazzo rispetto a quello che ha dovuto sopportare per il suo comportamento scorretto.

Quando arrivo all’Isola Caprera è proprio lui ad accogliermi, come fa con tutti i suoi clienti: lo fa senza quasi distogliere lo sguardo dal gioco del poker al computer nel quale è impegnato. La mamma, un’arzilla signora, è in cucina a leggere la Gazzetta, io entro nella sala ristorante dopo aver preso un depliant del Milan Club Lodi, con lo slogan “Rossoneri si nasce e si rimane per sempre”. Curioso il motto, per uno che non potendo essere il vero ispiratore del cosiddetto “sistema Milan” è stato scaricato in una maniera un po’ troppo brusca. La linea difensiva del Milan e di Galliani, infatti, è stata improntata proprio sul principio dell’autonomia del povero Meani, uno che, secondo l’amministratore delegato del Milan, agiva per proprio conto e senza alcuna autorizzazione. Neanche un’ora dopo sono di nuovo all’ingresso, per pagare il conto (cifra contenuta rispetto all’ottimo pranzo consumato), con carta di credito. Meani è ancora a giocare a poker, lo incalzo. «Lei è il signor Meani, vero? Mi avevano consigliato questo ristorante, mi sono trovato benissimo. Sono un tifoso della Roma, sono qui per lavoro, domani andrò a San Siro. Lei ha ancora la forza di andare allo stadio?». Sorridente, il Meani ringrazia. E sta alla chiacchiera: «Ogni tanto vado ancora, certo, con poco entusiasmo». C’è spazio, una domanda tira l’altra, a lui non va di passare come uno dei mostri di Calciopoli, la sua difesa è appassionata: «Guardi, a me ha fatto piacere una cosa: che Facchetti abbia detto in un’intervista prima che poverino se ne andasse, che io ero una brava persona e che avrebbero dovuto lasciarmi stare». «E certo – incalza la mamma, nel frattempo arrivata a sintonizzare la televisione su CentoVetrine – lui ti voleva portare all’Inter». «Esatto mamma, tu le cose le sai. Nessuno, però, sa com’è andata veramente. Io sono una persona per bene, io non ho mai tentato di aggiustare una partita. E dico mai. Se vuole le racconto».

Comincia a parlare che ancora è impegnato al videopoker, poi si alza e mi accompagna fuori. Sembra sereno, è ciarliero, ma ancora un po’ sospettoso: «Lei che fa?, come mai è a Milano?». «Cose di lavoro». «No perché, io sono mica scemo come mi hanno voluto far passare. E neanche disonesto». «Sì, però, le sue telefonate sono inequivocabili». «Senta, mi sono preso un illecito e due tentati illeciti. Ma vogliamo analizzarli?». «Prego». «Udinese-Milan, sabato di vigilia, noi avevamo appena perso la coppa dei Campioni col Liverpool ai rigori, sono alla cassa con Internet aperto, sono sul sito del Milan a guardare i convocati. Mi chiama il mio amico dell’Udinese Toffolini su quel telefono che lei vede: due giorni prima mi aveva chiesto di tenergli da parte due maglie. Io gli dico: «Le ho qui le maglie, domani te le dò». Poi gli dico i convocati, «non abbiamo né Maldini né Shevchenko». E lui: «Eh, Leo, ma che volete giocare a tre punte domani?». Io, che capisco l’antifona perché non sono scemo, gli dico, «Toffo, non capire male. Se possiamo vi facciamo il *** raquo;. E lui. «Eh, *** ti spacco le gambe... Vi abbiamo già dato Jankulovski, ve ne diamo un altro». E io: «Se se». Appendo. La partita finisce 1-1, negli spogliatoi gli dò le maglie e altre cose che avevamo nello spogliatoio, tanto era l’ultima giornata, poi parto, la mia compagna è di Pordenone, sono in macchina con il mio figlioccio, suona il telefonino, è Toffolini: «Ti volevo ringraziare», ma lui vuole ringraziarmi della roba che mi ha dato, non di altro (secondo i Carabinieri di Roma invece quella frase era la prova della combine: con quel punto l’Udinese di Spalletti andava in Champions League, ndr). E io: «Contento eh, non vi abbiamo fatto il *** raquo;. Ecco: accusato di illecito. E’ qui che rimpiango il fatto di non essere stato giudicato da gente di calcio: ma lei si immagina che dopo Istanbul io entro negli spogliatoi e dico alla squadra «Uhè, ragazzi, oggi si perde». Sono cose che non stanno né in cielo né in terra».

«Ma il sistema era marcio». «Sono d’accordo. Andava abbattuto. Ma tenendo conto dei pesi. Perché io dico: volete fare un’indagine seria? Allora indagate a 360°. Mettete sotto controllo tutti i telefoni, non solo Giraudo, Moggi, Meani, Mazzini, Bergamo e Pairetto. E gli altri? I Lotito, i Della Valle, i Sensi, i Franza, i Foti». «Vabbé, ma telefonate di altri dirigenti ai designatori non ce ne sono. E io, da romanista, ne sono stato fiero». «Guardi, le telefonate le facevamo tutti. E se qualcuno non le faceva, che ne so io che non avevano altri sistemi per incontrarsi. Magari proprio a Roma». «Qui è lei che eccede, ora. Delle sue telefonate che mi dice?». «Roba normale. Come si chiama lei?, Lo Monaco? Allora: io chiamo e dico, guarda, non mi mandare più questo Lo Monaco, fa danni. E’ normale che un designatore eviti di mandare gli arbitri o gli assistenti sgraditi, anche per evitare condizionamenti. Non lo fece anche Cellino?». «Un conto è lamentarsi per una designazione, un conto è ottenere gli assistenti giusti, peraltro noti nell’ambiente per essere ultrà del Milan»: «Puglisi? Ma lei sa che Puglisi non è stato designato ad una partita del Milan per due anni?». «Certo, dopo quello scandaloso Milan-Roma del 2002, quel fallo di mano di Inzaghi nell’azione del gol». «Ma certe cose possono anche non vedersi. Quella palla cadde dall’alto, Inzaghi correva, gli sbattè sopra, chi se n’è accorto?». «Tutti i romanisti». «E invece sono cose che possono capitare». «Poi ci ha pensato lei a riportarlo, la definì la medicina dopo la purga». «Ma guardi, io potrei dirle a lei adesso se c’era qualcosa di illecito, chi ci sente? Ma le garantisco che non c’era niente di illecito. Solo qualche giusta precauzione». «Mica vorrà dire che gli arbitri erano santi?» «Guardi, per me principalmente sono state delle vittime». «Su, il sistema Moggi...». «Ecco, quello sì che era un sistema vergognoso. Ma quello poi controllava il potere, controllava i giornalisti, li teneva tutti a libro paga, sa? Ma sa che a me hanno scritto che ho la faccia da ebete? Ma le pare che ho la faccia da ebete io?». «Signor Meani, non ha la faccia da ebete, ma il motivo per cui è stato squalificato per due anni e nove mesi non è quello. Per Milan-Chievo riuscì a farsi ridare Puglisi». «Ma quali tentati illeciti? Non esiste traccia di qualche mia richiesta specifica, non esiste traccia di soldi, erano solo chiacchiere in libertà con persone che si conoscono da tanti anni». «Collina la prese in giro, le chiese se era diventato così potente da decidere lei stesso le designazioni». «Ecco, Collina. Ma non si è sempre detto che Collina è uno intransigente e incorruttibile?». «Si diceva, sì». «E allora perché era mio amico? Se io fossi così come mi hanno dipinto non avrebbe mai accettato di essere mio amico». «E’ una vergogna come l’hanno fatto fuori Collina». «Sono d’accordo con lei. Hanno deciso quelli». «Chi?». «Loro, i capi. Moggi, Giraudo, Mazzini. Dava fastidio alla Juve, no? Via».

Nel giardino del ristorante c’è una quiete assoluta, rotta solo dal suo sfogo accorato. Parla, si agita, si allontana tre passi, poi ritorna, mi prende sottobraccio, si riallontana, si sposta a destra. E’ un leone in gabbia. Ha indubbiamente molta passione. Lo provoco: «Lei dovrebbe essere arrabbiato col Milan e con Galliani per come è stato scaricato». Mi guarda sospettoso: «Non è che stiamo parlando e lei magari è un giornalista?». «Suvvia». «Io in ogni caso non ce l’ho con il Milan. Ci sta che sia accaduto questo. Io, in fondo, ho sbagliato». «E non solo lei. Lei parlava per bocca di Galliani». «Ma lei le ha sentite le intercettazioni: io parlavo e Galliani emetteva solo suoni: “hm, hm, hm”». «Poi le disse anche “Spinga, spinga”». «Maddai, era una piccola raccomandazione. Ma chi è che non fa raccomandazioni in Italia? Un chirurgo non raccomanda un altro chirurgo se pensa sia bravo e non fa lo stesso un politico, un imprenditore, un giornalista». «Beh, magari non tutti». «Ma su, non mi pare una cosa grave». «Grave è il comportamento di Paparesta: prima si fa chiudere nello stanzino, poi chiama Moggi per scusarsi, poi si raccomanda con Letta». «Guardi, io a uno come Paparesta metterei in mano il portafoglio. E’ una persona per bene». «Non ha fatto una gran figura. Collina l’avrebbe fatto?”. «No, ma Collina era unico». «Appunto: gli altri tutti “sensibili” a certe logiche, no?». «Infatti. Tutti, più o meno. Ma lei forse non ha idea che tipo di potere forte fosse quello. E quei pezzi di *** dei giornalisti che non facevano nulla, anzi, erano tutti a libro paga. Tutti: (beep), (beep), (beep). E ancora oggi stanno in tv a pontificare».

«Diceva dei suoi tentati illeciti?». «Sì, Milan-Brescia 1-1 (9 aprile 2005, ndr) e Milan-Chievo 1-0 (20 aprile dello stesso anno, ndr). Allora dovrei essere un pirla. Aggiusto le designazioni per Milan-Brescia e poi finisce 1-1». «Infatti è tentato». «Ma che vuol dire? Io guardo questa macchina e dico a un amico: “me la ruberei”. Ma la macchina resta sempre lì. Cos’è? Tentato furto? Ma su...». «Portò Contini, suo amico». «Ma io li conosco, ma che devo fare? Non si possono annullare anni di amicizia. Ma scusi, lei è tifoso della Roma, no? E allora Vittorio Benedetti che per anni è stato addetto agli arbitri della Roma? No, dico: Vittorio è stato designatore di C e quegli arbitri lì poi vanno ad arbitrare in A. E allora? Non può più parlare con loro? L’addetto agli arbitri per definizione deve essere loro amico, è quello che negli spogliatoi calma gli animi anche dei suoi stessi dirigenti. E gli arbitri, mi creda, sono vittime di questo sistema». «Ma se mi ha appena detto che Moggi comandava tutto in maniera truffaldina». «Sì, ma il sistema era quello. Nessuno poteva ribellarsi». «A proposito, sa che hanno appena designato Messina per Milan-Roma di domani?». «Eh, io l’ho detto una settimana fa ai miei amici che sarebbe stato lui. E gli assistenti chi sono?». «Mi spiace, non lo so ancora». «Aspetti» (Meani prende il telefonino, compone un numero, poi si ferma, mi guarda, ci ripensa, rimette in tasca il telefonino, mi sorride) «Beh, lo vedremo chi sono gli assistenti. Ora è tardi. Grazie per la compagnia e torni quando vuole. E’ stato un piacere chiacchierare con lei». Piacere mio.



(Il Romanista)
pienpi
00sabato 11 novembre 2006 19:43
Quella di Meani e del milan coinvolto in calciopoli è una storia triste.

Lessi le intercettazioni: trovarci qualcosa di così illecito da toglierci 38 punti in due campionati mi sembra assurdo. E anche i due anni a Meani sono troppi.

Sapete perchè il Milan è stato punito? Perchè Berlusconi se n'era fregato dei successi della nostra squadra a vantaggio della Juve purchè gli facessero mettere su il digitale terrestre. Ecco perchè.

E questo non glielo perdonerò mai.


ps. ma per un'intervista estorta in questo modo, non dovrebbero esserci ripercussioni penali?
Giubo
00sabato 25 novembre 2006 18:07
io sono dell'idea che chi sbaglia debba pagare sempre. Ma, e non parla il tifoso milanista,ma lo sportivo obiettivo e il laureato in giurisprudenza, quello che è successo alla nostra squadra ha dell'incredibile!Ancora non ho capito perchè siamo stati penalizzati,in definitiva.Perchè?
maldini
00sabato 25 novembre 2006 18:21
Re:

Scritto da: Giubo 25/11/2006 18.07
io sono dell'idea che chi sbaglia debba pagare sempre. Ma, e non parla il tifoso milanista,ma lo sportivo obiettivo e il laureato in giurisprudenza, quello che è successo alla nostra squadra ha dell'incredibile!Ancora non ho capito perchè siamo stati penalizzati,in definitiva.Perchè?

xkè Rossi e Borrelli sono casualmente ex-collaboratori dell'Inter e tolta di mezzo la Juve il centro del potere si è spostato
e Berlusconi una volta nella vita non se l'è preso... mannaggia a lui [SM=x1097142]
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