il ricordo di un campione

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
stilevario85
00domenica 8 aprile 2007 12:44
Agostino Di Bartolomei (Roma, 8 aprile 1955 - San Marco di Castellabate, SA, 30 maggio 1994) era un calciatore italiano che giocava come centrocampista o libero. Era alto 180 cm e pesava 71 kg.
Centrocampista forte tecnicamente e fisicamente roccioso, faceva della visione di gioco abbinata alla potenza la sua arma vincente. In possesso di un tiro potentissimo, usava battere punizioni e rigori con una percentuale altissima di realizzazione. Non essendo molto veloce, sostituiva questa sua carenza con il senso della posizione in campo. Regista di assoluta classe, ha guidato in particolare Roma e Milan da assoluto leader di centrocampo.
Biografia
Crebbe come campione vicino a Tor Marancia, il quartiere nel sud di Roma in cui era nato, nell'Oratorio S. Filippo Neri alla Garbatella. Passò alla Roma giovanissimo, e si fece subito notare per la sua eccellente tecnica di gioco, entrando presto nella prima squadra della Roma.
Nel 1972 (stagione 72/73), giocò la sua prima partita con la casacca giallorossa.
Nel 1975 andò in prestito al Vicenza, dove fece esperienza pronto a rientrare alla Roma per ricoprire un ruolo primario. Dalla stagione 76/77 Agostino Di Bartolomei diventò titolare inamovibile della Roma.
Con il ritorno di Nils Liedholm alla guida dei giallorossi, Di Bartolomei divenne il leader della squadra. Negli anni Ottanta raggiunse l'ambito ruolo di capitano della Roma. All'inizio della stagione 1982/83 Niedholm ebbe la strana idea di arretrarlo al ruolo di libero, lasciato vacante dalla partenza di Maurizio Turone. Nonostante le prime perplessità sia da parte del pubblico che dello stesso giocatore ed i primi fallimentari risultati sul campo, col tempo il nuovo ruolo mostrò i suoi esaltanti frutti grazie sopratutto alla presenza di Pietro Vierchowod che suppliva alla carenza di velocità di base dello stesso Agostino, con azioni di recupero difensive mai più viste in un campo di calcio.
Questa stagione lo vide conquistare lo scudetto e segnare 7 gol in campionato, mentre la seguente, 1983/84, caratterizzata dalla sconfitta contro il Liverpool in finale di Coppa dei Campioni, fu l'ultima in giallorosso. In totale Dibba giocò con la Roma 237 gare, segnando 50 gol. In 11 stagioni giallorosse conquistò anche tre Coppe Italia.
Tecnicamente parlando e dal punto di vista morale, dell'immagine, della lealtà e della sportività globale Agostino rimane un esempio indiscutibile del calcio italiano come pochi altri, ad esempio Gaetano Scirea.
Nella sua avventura romana ha ricevuto una sola espulsione, nella stagione 1978/79 contro la Juventus (gli venne sventolato il cartellino rosso insieme a Pietro Paolo Virdis), in cui segna però anche la rete della vittoria.
Nel 1984 venne inaspettatamente venduto per risanare le casse della società: un mese dopo la sconfitta contro il Liverpool in finale di Coppa dei Campioni, giocò la sua ultima partita in maglia giallorossa nella finale di Coppa Italia vinta contro il Verona. I tifosi gli dedicarono uno striscione: "Ti hanno tolto la Roma ma non la tua curva".
Militò successivamente nelle file di Milan e Cesena; concluse la sua carriera nelle file della Salernitana, dove contribuì al raggiungimento della storica promozione in serie B dopo 24 anni di assenza.
Al termine della sua carriera calcistica, pur essendo stato sempre polemico con la vecchia dirigenza per la sua cessione, aspettò a lungo l'interessamento della Roma nei suoi confronti per iniziare una carriera dirigenziale nella squadra della sua città; interessamento che però non ci fu mai.
Fu anche opinionista per la RAI durante i mondiali di calcio nel 1990. Morì suicida il 30 maggio 1994 a S.Marco di Castellabate, un paesino della costa cilentana dove viveva, dopo essersi sparato un colpo di pistola al cuore a dieci anni esatti dalla finale di Coppa dei Campioni persa dalla Roma contro il Liverpool.
A lui e non a Bruno Conti è dedicata "La leva calcistica della classe '68" del cantautore Francesco De Gregori.
Recentemente il Comune di Roma gli ha dedicato una strada, insieme ad un altro sfortunato giocatore capitolino, l'ex-laziale Luciano Re Cecconi. A San Marco di Castellabate, dove è morto, è stata fondata una scuola per giovani calciatori che porta il suo nome.
FONTE: WIKIPEDIA

stilevario85
00domenica 8 aprile 2007 12:44
LA LEVA CALCISTICA DELLA CLASSE 68

Sole sul tetto dei palazzi in costruzione,
sole che batte sul campo di pallone e terra
e polvere che tira vento e poi magari piove.
Nino cammina che sembra un uomo,
con le scarpette di gomma dura,
dodici anni e il cuore pieno di paura.
Ma Nino non aver paura a sbagliare un calcio di rigore,
non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore,
un giocatore lo vedi dal coraggio, dall'altruismo e dalla fantasia.
E chissà quanti ne hai visti e quanti ne vedrai di giocatori
che non hanno vinto mai
ed hanno appeso le scarpe a qualche tipo di muro
e adesso ridono dentro a un bar,
e sono innamorati da dieci anni
con una donna che non hanno amato mai.
Chissà quanti ne hai veduti, chissà quanti ne vedrai.
Nino capì fin dal primo momento,
l'allenatore sembrava contento
e allora mise il cuore dentro alle scarpe
e corse più veloce del vento.
Prese un pallone che sembrava stregato,
accanto al piede rimaneva incollato,
entrò nell'area, tirò senza guardare
ed il portiere lo fece passare.
Ma Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore,
non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore,
un giocatore lo vedi dal coraggio, dall'altruismo e dalla fantasia.
Il ragazzo si farà, anche se ha le spalle strette,
questo altro anno giocherà con la maglia numero sette.
stilevario85
00domenica 8 aprile 2007 12:46
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 02:29.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com