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Pato in crisi: Depresso e permaloso

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    stilevario85
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    00 24/09/2009 21:03
    Pato in crisi: Depresso e permaloso

    12:02 del 24 settembre


    Deludente avvio di campionato del brasiliano: ora si gioca il posto in squadra con Ronaldinho, ma il giovane attaccante non sa accettare panchina e critiche.
    Depresso e permaloso, la crisi di Pato.
    Come sempre accade in questi casi, una sconfitta diventa la lente d'ingrandimento delle partite precedenti. Così lo 0-1 di Udine permette al Milan di leggere con minore indulgenza il sofferto 1-0 col Bologna e lo sciatto 0-0 di Livorno. Siccome nessuno dei tre ultimi avversari di campionato appare propriamente una corazzata, l'unico striminzito gol di Seedorf domenica scorsa a San Siro e gli stenti dell'attacco possono essere oggi valutati come il segno di una crisi e soprattutto come la conferma dell'allarme che Galliani, dopo lo 0-4 del derby, aveva soffocato con la musichetta della Champions: impoverito dalla partenza di Kakà, in campionato il Milan sta all'Inter come i ghirigori di Ronaldinho e Pato stanno ai pugni secchi di Milito ed Eto'o.

    Il problema dei due brasiliani sta emergendo in tutta la sua evidenza, ora che Leonardo li ha messi ufficialmente in concorrenza per una maglia: o gioca l'uno o gioca l'altro, insomma, ed è un duro colpo per l'immagine di una squadra pensata, in estate, proprio attorno a Ronaldinho inventore e a Pato esecutore delle sue invenzioni. L'allenatore, loro connazionale, sembrava il più adatto a mitigarne l'anarchia - tattica e non - e a rendere i due talenti funzionali alle esigenze del Milan. L'illusione, però, è durata poco, il tempo perché lo stesso Leonardo prendesse atto dell'insufficiente rendimento di Ronaldinho trequartista (il posto se l'è preso a buon diritto Seedorf, decisivo a Marsiglia e col Bologna) e decidesse di avanzarlo a seconda punta, ruolo che tuttavia, nei piani iniziali, doveva essere incontestabilmente affidato a Pato. Infatti, complice la febbre di Marsiglia, l'ex Pallone d'oro è stato escluso per tre volte di seguito, con buona pace del suo sponsor Berlusconi, che tacciò Ancelotti di incompetenza tecnica perché non faceva giocare Ronnie. Il quale peraltro, essendo comunque un campione e come tale carico d'orgoglio, a Udine ha sfruttato bene la mezz'ora a disposizione (da seconda punta) per dimostrare di non essere affatto da rottamare.

    Il problema è che Ronaldinho è appunto entrato in campo al posto di Pato. La sostituzione ha dunque certificato che in questo momento, agli occhi di Leonardo, i due non possono convivere, pena un fatale sbilanciamento: il centravanti (l'eterno Inzaghi, più del convalescente Borriello e del fin qui deludente Huntelaar) non può sifiancarsi sempre nei rientri in difesa, che i due brasiliani eludono per indole e scarsa predisposizione mentale. Ma il ventenne Pato non è provvisto della capacità di reagire del suo più esperto amico e compagno.

    Ronaldinho, se va in panchina, si arrabbia e cerca di sbugiardare chi lo critica e di recuperare posizioni per il Mondiale, magari anche rientrando in concorrenza con Seedorf per fare il trequartiusta. Invece Pato, se Leonardo e i compagni lo riprendono per la sua tendenza a ingarbugliarsi nell'azione personale, si offende, si isola in campo e si deprime. E' lo stesso meccanismo che lo ha portato ad autoemarginarsi dalla nazionale brasiliana: prima della Confederations era la stella annunciata, ora il ct Dunga non lo convoca più. Tante, forse troppe volte gli è stato detto che era un predestinato al successo.

    Il Milan ha contribuito a farlo vivere sulle nuvole: all'atto della cessione di Kakà, che ha un po' riparato il bilancio, ha detto ai tifosi di non piangere troppo, perché in fondo il nuovo Kakà era già in casa. Tecnicamente plausibile, l'affermazione si è rivelata prematura e certo le difficoltà di una squadra poco dinamica e scarsamente incline al gioco sulle fasce hanno accentuato il disagio di Pato. Che adesso rischia addirittura di finire in panchina, per lasciare spazio a Ronaldinho. Nuotando nell'abbondanza, Dunga può fare spallucce: al massimo porterà al Mondiale sudafricano uno dei due o forse nessuno, ma la Seleçao di Kakà, Luis Fabiano, Robinho, Nilmar, Adriano & C dorme lo stesso sonni tranquilli. Per il Milan, che ha in Pato il solo vero giovane talento, il discorso è un po' diverso: senza il ragazzo più veloce della serie A, anche la musichetta della Champions può diventare un vecchio disco a 33 giri nell'era dell'i-Pod.
    (Repubblica)

    Ora anche al Milan caga il cazzo De Benedetti?
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    maldini
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    00 25/09/2009 12:01
    queste notizie lasciano il tempo che trovano