Kakhaber Kaladze, infuriato con la Società rossonera per la situazione creatasi, ha rilasciato una lunga intervista di sfogo al Corriere della Sera. Ecco le altre parole del difensore georgiano, visibilmente amareggiato: "Gli striscioni dei tifosi? Ecco, una cosa del genere da loro non me la sarei mai aspettata. I tifosi hanno spesso criticato i dirigenti ma ci sono sempre stati vicini nei momenti brutti. Ibrahimovic non arriva senza la mia cessione? Cosa c’entra Ibra con me? Se io vado via non è che la società incassa qualcosa. E poi questo contratto me l’hanno proposto quattro anni fa i dirigenti. Da quando sono al Milan io non sono mai andato a chiedere un aumento. Ho rifiutato di "spalmare" l'ingaggio? Tutto falso. Al contrario, quando mi è stato chiesto di incontrarci per spalmare, ho dato la mia disponibilità. Poi però, dopo qualche giorno, al mio procuratore è giunta una telefonata in cui gli si comunicava che non rientravo più nei piani della società. Io ero pronto a ridurmi lo stipendio del 50 per cento: questa mi sembra una dimostrazione di attaccamento alla maglia e quindi non capisco certi striscioni. Io alla frutta? Perché non chiede ai miei compagni, a quelli che si allenano con me? E poi due settimane fa ho fatto 90 minuti con la mia nazionale. Non sarà il Brasile ma se sei bollito mica ci puoi giocare. Invece è stato detto che non sto bene fisicamente. Alcuni giornali ormai sono l’ufficio stampa del Milan. Jankulovski ha rifutato l'Inter... Dovrebbe essere un idolo. Come il sottoscritto: non tanti anni fa ho fatto vincere un derby. Nel 2006, quando avevo mio fratello a casa morto, noi giocammo a Monaco contro il Bayern e mi fu chiesto il favore di scendere in campo comunque. Dopo la partita volai a Tbilisi per il funerale. Questa cos’è? La prova che sono un mercenario? Paura di ritorsioni dopo questa intervista? Peggio di così... Però dopo tutti questi mesi trascorsi a testa bassa ora non ce la faccio più. E ho voluto raccontare la verità".